Glossario di arabismi in italiano / 1 è pubblicato con Licenza
Arabismi in italiano: parole della cultura materiale e tecnicismi delle scienze
Gli arabismi sono esotismi provenienti da diverse varietà di arabo, in particolare maghrebine, entrati nel vocabolario italiano a partire dal Medioevo fino ai giorni nostri. La maggior parte dei prestiti arabi in italiano ha un senso concreto: si tratta di parole della cultura materiale – marineria, mercanzia, alimenti, piante, frutti, prodotti tessili – e di tecnicismi delle scienze – astronomia, matematica, alchimia, botanica, filosofia – penetrati nel lessico colto attraverso lo scritto, soprattutto nel tardo Medioevo e nel Rinascimento. I nomi astratti, gli aggettivi e i verbi sono molto rari.
Lessico militare, marinaresco e commerciale
aguzzino: [fine XV sec.] ar. ألوزير al-wazīr, “(il) ministro, luogotenente”, con degradazione semantica (carceriere, sbirro; persona crudele)
alfiere: [1546] (1) portabandiera, chi porta le insegne, sp. alférez, dall’ar. فارس al-fāris, “(il) cavaliere”; [1551] (2) pezzo del gioco degli scacchi che si muove in diagonale lungo le caselle di uno stesso colore, dall’ar. فيل al-fīl, “(l’) elefante” (dal pers. pīl)
ammiraglio: [av. 1294] ar. امیر amīr, “comandante, principe, governatore” (dalla loc. ar. أمير البحر ʾamīr al-baḥr, “comandante o principe del mare”), passato attraverso il greco amerâs; la specializzazione marinaresca della parola sarebbe avvenuta in Sicilia, alla corte dei Normanni, e di qui passata alle altre marine europee
arsenale: [1305; 1313] voce di orig. venez. (arzanà, cfr. lat. mediev. di Venezia arsana), ar. دَار اَلصِّنَاعَة dār aṣ-ṣināʿa, “casa del mestiere, fabbrica” (صِنَاعَة ṣināʿa); complesso di darsene, stabilimenti e officine per la riparazione, la manutenzione o anche la costruzione di naviglio militare
ascaro: [1891] ar. عسكر ‘askar, “truppe”; soldato indigeno delle vecchie truppe coloniali europee, specialmente quelle italiane in Eritrea e Somalia
assassino: [av.1290] da ‘Assassini’, nome di una setta musulmana, ar. volg. ḥaššāšīn, pl. di ḥaššāš “fumatore di hascisc” (حشيش ḥašīš); il termine fu usato per indicare gli adepti del gruppo ismailita dei Nizariti di Alamut in Persia (questa ipotesi etimologica è contestata da alcuni arabisti e da alcuni scrittori)
cassero: [av. 1300] ar. قصر qaṣr, “castello”, dal gr. bizantino kástron, dal latino castrum, “castello, fortezza”; recinto di mura intorno a una fortezza, il nucleo centrale di una rocca medievale più saldamente costruito e fortificato, corrispondente al maschio o mastio
darsena: [av. 1373; av. 1540] voce di orig. pisana (cfr. lat. mediev. di Pisa darsena), ar. دَار اَلصِّنَاعَة dār aṣ-ṣināʿa, “casa del mestiere, casa di costruzione, fabbrica”, attraverso il dial. genovese
dogana: [1264] ar. *dūwān, var. di ديوان dīwān, “libro di registrazione delle merci”; ant., il magazzino pubblico, o fondaco, dove si scaricavano e conservavano le merci giunte da fuori per assoggettarle a dazio prima d’introdurle nella città
facchino: [sec. XIV] forse dall’ar. فقيه faqīh, “giureconsulto, teologo”, poi “funzionario di dogana”; la degradazione semantica da ufficiale di dogana a “portatore di pesi” sarebbe avvenuta nei secoli XIV-XV, quando, in seguito alla grave crisi economica del mondo arabo-islamico, gli antichi funzionari furono costretti a dedicarsi al piccolo commercio di stoffe, che trasportavano di piazza in piazza sulle proprie spalle
fondaco: [1264] ar. فندق funduq, “alloggiamento per mercanti”, dal gr. pandokêion, “locanda, albergo”; edificio o complesso di edifici dove, nel Medioevo e nei secoli successivi, i mercanti forestieri per concessione dell’autorità del luogo depositavano le loro merci, esercitavano i loro traffici e spesso anche dimoravano
magazzino: [av. 1348] ar. مخزن maḵzan, pl. maḵāzin, “deposito”
ragazzo: [av. 1313] dall’ar. dial. *raggāz, var. di raqqāz (o raqqāṣ), “corriere, messaggero che porta le lettere o che conduce i viaggiatori” (cfr. lat. mediev. ragatius); dal Maghreb (sec. XIII), molto probabilmente penetrato in Italia dalla Sicilia (terminologia della dogana)
sensale: [sec. XIII] ar. سِمْسَار simsār, “mediatore”, dal pers. sāpsār; mediatore tra venditore e acquirente in affari commerciali, specialmente nelle contrattazioni di prodotti agricoli e di bestiame
Lessico del vestiario e suppellettili
baldacchino: [av. 1363] der. di Baldacco, ant. nome tosc. della città di Baghdad, dall’agg. ar. bagdādī, “di Bagdad”, che già in Levante significava tanto una “stoffa preziosa di Bagdad” quanto “ornamento a forma di cupola, che sovrasta qualche cosa”
caffet(t)ano: [1483] pers. khaftan, attrav. ar. قَفْطَان qaftān e turco kaftan; veste maschile, lunga fin quasi ai piedi, aperta sul davanti, con maniche molto lunghe, di stoffa colorata spesso a righe, in uso nei paesi musulmani e per qualche secolo (a partire dal XIII sec.) anche in alcuni paesi dell’Europa orientale
caraffa: [1554] ar. maghrebino garrāfa, “vaso cilindrico di terracotta con una o due orecchie”; forse c’è stata contaminazione con un’altra parola araba, qaraba, “bottiglia di vetro a grosso ventre”
cremisi: [sec. XIV] ar. qirmizī, “grana rossa ricavata dalla cocciniglia”, da qirmiz, nome di una specie di cocciniglia (dal pers. کرم kirm, “verme”)
gabbana/gabbano: [av. 1400] ar. qabā’, “tunica da uomo dalle maniche lunghe”, di orig. persiana, entrato simultaneamente in Italia e in Spagna; specie di largo cappotto con maniche e talora con cappuccio, spesso foderato di pelliccia o di altra stoffa, usato nel Medioevo dagli uomini di ogni classe per difendersi dalla pioggia o dal freddo o per cavalcare
giara: [av. 1405] forse entrato in italiano tramite lo sp. jarra o direttamente dalla sua origine, ar. ğarra; grande recipiente di terracotta con una o due anse, usato per conservare olio, vino, acqua, ecc.
giubba: [1284] ar. ğubba, “sottoveste di cotone”, di vasta diffusione romanza ma soprattutto italiana; ant., indumento da uomo o da donna di origine orientale, consistente in una specie di tunica con maniche, portata dapprima come sottoveste
materasso: [av. 1306] ar. مَطْرَح maṭraḥ, “luogo dove si getta qcs.”, ad es. un “tappeto sul quale coricarsi”, der. di طرح ṭaraḥa, “gettare” (cfr. lat. mediev. mataraciumar); la parola compare quasi contemporaneamente in Italia, Francia, Germania e Inghilterra, ma l’ipotesi più probabile è che il primo punto di diffusione sia stata l’Italia meridionale
ricamare: [1400] ar. raqama, raqqama, “scrivere, tessere una stoffa”; le corrispondenti forme francesi e spagnole sono state introdotte dall’Italia, centro europeo di diffusione del ricamo, incrementata a Palermo intorno al Mille
scarlatto: [1ª metà XIII sec.] lat. mediev. scarlātu(m), persiano-arabo saqirlāt, “abito tinto di rosso con cocciniglia”, formato sul gr. biz. *sigillátos, ricalcato sul lat. (textum) sigillatum (“veste ornata”)
tazza: [av. 1400] turco tas, dall’ar. طاس ṭās, propr. “vaso”, giunto in tutto l’Occidente verosimilmente dai porti del Levante
zerbino: [1891] ar. zirbī, “tappeto, cuscino”, trasmesso all’italiano standard probabilmente attraverso l’italiano regionale ligure
Lessico dell’arte e della musica
lacca: [av. 1400] lat. mediev. lacca(m), ar. lakk, pers. lāk, indiano ant. lākṣā-, nel senso di “sostanza colorata di origine vegetale, animale o artificiale, usata come rivestimento protettivo od ornamentale di vari oggetti”
liuto: [1292] ant. fr. leut (mod. luth), ar. العُود al-ʿūd, “(strumento di) legno, liuto” (con concrezione dell’art. det. arabo ال al-) – strumento cordofono a pizzico di origine araba, comparso in Europa a partire dal Medioevo e che nel Rinascimento, periodo della sua massima diffusione, assunse una conformazione rimasta immutata sino alla fine del XVIII sec.
nacchera: [av. 1348] pers. nakar, ar. نَقَّارَة naqqāra, “timpano”, curdo nakera, “conchiglia della madreperla” – antico strumento militare a percussione di origine saracena, costituito da due elementi, simili a timpani o tamburi, che si suonavano battendoli ritmicamente con due bacchette, per lo più stando a cavallo
ottone: [1271] prob. ar. لَاطُون lāṭūn, “rame”, turco altun/altın, “oro”
tamburo: [1305] pers. تبیر tabīr, con sovrapposizione dell’ar. tunbūr, nome di uno strumento musicale a corde, incrociato con طبل ṭabūl, “tamburo”
tarsia: [sec. XIII] ar. tarṣī, “commettitura”, forma infinitiva del verbo rass‘a, “ornare”; “tecnica decorativa in legno o pietra, consistente nell’accostare elementi di vario colore commettendoli secondo un disegno prestabilito” e “l’opera ottenuta con tale tecnica”
Alimenti, frutti, ortaggi, spezie
albicocco/a: [av. 1636] ar. اَلْبَرْقُوق al-barqūq, “prugna, susina” (برقوق barqūq), gr. praikókion, “albicocca”, lat. praecoquus, “precoce”
arancio: [ca. 1309] pers. nāranj, prob. dal sanscr. nāgaranja, “frutto degli elefanti”; in italiano la parola ha subito la caduta della n- ritenuta parte dell’art., *un narancio > un arancio (la forma narancio è attestata nell’Ariosto e in alcuni dialetti, ad es. a Venezia troviamo naranza)
carciofo: [1546] ar. خرشوف ḵuršūf
limone: [av. 1544] ar. ليمون laymūn, pers. limun, derivato probabilmente da una lingua orientale; arrivò in Occidente insieme al frutto, durante le Crociate
marzapane: [av. 1347] ar. marṭabān, “cofanetto, scatola”; il termine designò dapprima un tipo particolare di vaso di porcellana, proveniente dalla città indiana di Martaban, poi la confettura di zucchero e spezie che quello solitamente conteneva (cfr. massapanus nel lat. mediev. della Curia romana [1337] e marzapani che, con varianti, s’incontra in inventari siciliani del 1487 e 1490; martabana in una lettera da Aleppo, scritta nel 1574 da un mercante veneziano)
zafferano: [sec. XIV] ar. زعفران zaʿfarān
zagara: [1682] ar. زهرة zahra, “fiore” e “fiore d’arancio”, in particolare nei dialetti dell’Africa settentrionale
zibibbo: [sec. XIV] ar. zibīb, “uva passa”
Lessico dell’astronomia e della matematica
algebra: [sec. XIV] lat. mediev. algĕbra(m), ar. ﺍﻟﺠﺒﺮ al-ǰabr, propr. “restaurazione”, nell’espressione ‘ilm al-ǰabr wa-ʾl-muqābala’, “scienza della riduzione, della comparazione”; voce introdotta in Occidente da Leonardo Fibonacci (Liber Abbaci, 1202)
algoritmo: [1748] lat. mediev. algorĭthmu(m) o algorĭsmu(m), “cifra che esprime una quantità, calcolo aritmetico”, propr. trascrizione del nome del matematico persiano Abū Jaʿfar Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī (ca. 780-850), al-Khwārizmī, “(uomo) della Corasmia”, regione storica e geografica dell’Asia centrale oggi divisa tra il Turkmenistan e l’Uzbekistan
almagesto: “libro di astronomia”, [av. 1367] ar. al-maǰistī, gr. Megístē “il massimo”, sott. mathēmatikḗ súntaksis tês astronomías, “compendio matematico dell’astronomia”, titolo dell’opera astronomica di Tolomeo.
almanacco: [av. 1348] ar. al-manāx, “clima, calendario” (الْمُنَاخ al-munāḵ)
azimut: [av. 1578] sp. ant. acimut, ar. السُمُوت as-sumūt, “(le) vie”, pl. di سمت samt, “strada, via”; angolo tra il circolo verticale di un astro e il meridiano del luogo di osservazione (lessico astronomico)
Nota: Molto spesso la parola araba è stata accolta in italiano nella sua forma determinata, con la concrezione dell’articolo determinativo arabo ال al–.
cifra: [av. 1488] lat. mediev. cĭfra(m) [sec. XII], ar. ص ف ر ṣifr, “nulla, zero”, propr. aggettivo col significato di “vuoto” (cioè assenza di unità), cfr. sanscr. śūnya, “vuoto, nulla, zero”; anche “cifra” indicava originariamente lo zero
nadir: [av. 1313] ar. نظير naẓir, “(punto) opposto (allo zenit)” (نَظِير السَّمْت naẓīr as-samt)
x: segno per indicare l’incognita, ar. شيء šay’, “cosa”, la cui lettera iniziale ﺵ š (sh, fricativa palatale sorda) era usata come abbreviazione per indicare l’incognita nei testi arabi di algebra; in spa. antico (come ancora oggi in port.) il suono sh era scritto con la lettera x e quindi anche la š dell’incognita divenne x; Fibonacci seguì questo uso grafico (Liber Abbaci) e lo diffuse definitivamente
zenit: [av. 1321] da una lettura erronea dell’ar. samt ar-raʾs, “direzione della testa”, indica il punto in cui la verticale che passa per un punto di osservazione incontra la sfera celeste
zero: [1491] lat. mediev. zĕphўru(m), ar. ص ف ر ṣifr, “vuoto, zero”, calco sull’agg. sanscr. śūnya, “vuoto”, che i matematici indiani usavano per indicare lo zero, e sul loro esempio gli Arabi, che trasmisero la parola col nuovo significato in Occidente; Leonardo Fibonacci latinizzò il termine in zephirum, che nelle fonti italiane diventò zefiro, zefro e quindi zero; un adattamento della parola araba più vicino all’originale è lo spa. cifra (it. cifra, fr. chiffre, ted. Ziffer) col valore di segno numerico
Lessico della chimica
alambicco: [in. XIII sec.] ar. الإِنْبِيق al-anbīq, dal gr. ámbiks, -ikos, “coppa, vaso”
alcali: [1555] ar. al-qalī, “potassa”; in chimica indica i sali di potassio e di sodio
alchimia: scienza occulta che ricercava la pietra filosofale, [av. 1257] attraverso il basso lat. chimia, dal lat. mediev. alchimīa(m) (forma con l’articolo arabo), dall’ar. اَلْكِيمِيَاء al-kīmīyāʾ, “(la) pietra filosofale”, dal siriaco kīmiyā, gr. tardo khumeía o khēmeía, “mescolanza di liquidi” (voce copta chama, “nero”)
alcol: [1732] lat. mediev. alcohol, ar. di Spagna اَلْكُحْل al-kuḥul, “polvere finissima (per tingere le sopracciglia)”; più conforme all’etimo arabo è il primo significato, polvere finissima di solfuro d’antimonio o di solfuro di piombo, adoperata in Oriente per tingere di nero le ciglia, le palpebre e le sopracciglia, poi gli alchimisti generalizzano il senso della parola in quello di polvere impalpabile; Paracelso arbitrariamente estende ancora il significato, portando il vocabolo a significare “elemento essenziale, nobilissimo” (per lui alcohol vini è dunque lo “spirito di vino”); è molto probabile che la voce sia giunta a noi attraverso il francese (attestata dal XVI secolo)
elisir: [1563] lat. mediev. elixir, ar. الإكسير al-iksīr, “pietra filosofale, medicamento balsamico, medicamento in forma di sostanza secca”, gr. ksēríon, “miscela di polveri”, dal gr. kserós, “secco”; in italiano indica un liquore dalle proprietà corroboranti
Altre parole
bizzeffe: [av. 1484] ar. volg. bizzēf, var. del class. bizzāf, “abbondantemente”, ar. magrebino bizzaf, “molto, in abbondanza”; nella loc. avv. a bizzeffe (“in grande quantità, a iosa”)
garbo: [av. 1537] forse dall’ar. dial. *gālb, var. di قَالِب qālib, “modello, stampo”, che spiegherebbe tanto le accezioni più antiche (“forma [dei pezzi di costruzione] di una nave”, attestata tardivamente nei testi italiani [1602], ma molto prima in quelli dialettali, come il gen. ga(r)ibu [sec. XIII]), quanto le forme dialettali, come il calabr. gálipu
meschino: [in. XIV sec.] ar. مسكين miskīn, “povero, indigente, misero” (forse a sua volta di lontana ascendenza accadica), documentato in Spagna nel secolo X, in Francia nel successivo
scacco: [1ª metà XIII sec] prob. dal provenz. ant. escac, tratto dalla loc. ar. di orig. pers. شاه مات šāh māt, “il re è morto, scacco matto”, formula che segna la fine del gioco; la parola araba per scacchi è di chiara origine indiana (shatranğ o shitranğ, etimologicamente dal sanscr. čaturanga, “formato da quattro membra”, cioè i quattro pezzi del gioco) ed è testimoniata ancora nelle lingue iberiche (port. ant. acedrenche e mod. xadrez, spa. ajedrez), mentre nelle altre lingue europee il nome del gioco è stato ricreato dalla formula mista arabo-persiana; con ogni verosimiglianza il gioco ha avuto una storia simile a quella delle cifre “arabe” e come queste è passato dall’India alla Persia e quindi nel mondo islamico, giungendo fino agli Arabi di Spagna
zecca: [av. 1348] ar. سكة sikka(h), “moneta, conio”, e دَار السِكَّة dār as-sikka, “zecca”, lett. “casa della moneta”; zecchino [1536] ne è l’aggettivo, “(ducato nuovo) di zecca”, e sostituì il vocabolo ducato, che designò una moneta aurea ideale
∗ ∗ ∗
Fonti
Introduzione, voci del glossario, definizioni e nota tratti da:
- arabismi, di Marco Mancini (2010), © Enciclopedia dell’Italiano Treccani
- Gli arabismi nell’italiano, a c. di Alessandro Gori, © Istituto regionale Toscana Orienti, Studi e materiali, 2009 (pdf, pp.7-13)
- Dizionario italiano De Mauro, © Internazionale
- Vocabolario Treccani, © Treccani
Termini in arabo, persiano e turco tratti da: Arabic language – Wiktionary,
Approfondimenti tratti da: Wikipedia (italiano),
Immagini
Fondaco dei Turchi, Venezia, 1870, Pubblico dominio
Pillowcase embroidery by Palestinian refugees in Jordan, CC BY-SA 3.0
Figura geometrica di Fra Damiano Zambelli (1ª metà 1500), Basilica di San Domenico, Bologna, Pubblico dominio
Fiore d’arancio (zagara) e frutto, CC BY-SA 3.0
Almagesto, pagina della traduzione latina di Giorgio da Trebisonda (ca. 1451), Pubblico dominio
balneum Mariae, detail from Coelum philosophorum (1528), Pubblico dominio
∗ ∗ ∗
Glossario di arabismi in italiano / 1 è pubblicato con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale